Manifestazione Nazionale Contro la Repressione per gli Scioperi
Oltre mille partecipanti da più parti d’Italia hanno preso parte alla prima manifestazione sindacale post lockdown di Modena, quella indetta dal ‘Si Cobas’ per protestare contro i 480 procedimenti penali che a Modena sono aperti contro gli operai, sindacalisti e solidali per gli scioperi nel modenese negli ultimi mesi. Inoltre ci sono stati fogli di via, avvisi orali, irruzioni nelle sedi di partito e dei sindacati, arresti illegali, denunce, sequestri di materiale e violenze poliziesche.
Il 3 ottobre in piazza a Modena, tutti i manifestanti provenienti da più parti d’Italia, hanno indossato la mascherina e hanno rispettato il distanziamento sociale. Massiccio il dispiegamento di forze dell’ordine in tutto il centro storico, ma non si sono registrati particolari momenti di tensione.
Lo sciopero è stato un forte rilancio della pratica dello sciopero e del picchetto. Una giornata iniziata la mattina con un presidio non annunciato davanti a Italpizza, vertenza simbolo, e proseguita nel pomeriggio con una piazza gremita dove si sono susseguiti numerosi interventi di delegati sindacali e di realtà sociali. Molti interventi hanno tracciato una linea di continuità con quanto sta avvenendo anche in Val di Susa (No Tav). Ricordiamo che la scorsa settimana, la polizia di Torino a fatto irruzione nelle abitazioni di due compagni del P. Carc: Andrea Gozzi ed Alessandro Della Malva, impegnati nel movimento NO TAV, con la pretestuosa motivazione della “ricerca di armi e esplosivi”, sono state perquisite le abitazioni dei due compagni ed è stato sequestrato loro (in maniera arbitraria ed immotivata) materiale politico, supporti digitali e i propri computer. A seguito della perquisizione i compagni sono stati portati in Questura e qui trattenuti per diverse ora con il pretesto della notifica dei verbali della perquisizione e della denuncia per “minacce”.
I discorsi che si sono tenuti a Modena, hanno evidenziato come la manifestazione non sia stata semplicemente un’iniziativa di solidarietà su i singoli, per quanto gravissimi, episodi repressivi, bensì siano parte di un percorso di lotta unitario e generale che è partito dal contrasto all’uso capitalistico dell’emergenza-Covid.
Il numero di procedimenti penali per gli scioperi nel modenese è arrivata ad una cifra senza paragoni in Italia, che mostra chiaramente la volontà di fermare le lotte operaie in un territorio dove istituzioni, malavita e affari sono talmente intrecciati da sembrare indistinguibili. È chiaro che a Modena sono in corso le prove generali di una repressione che poi verrà replicata nel resto del paese. Non possiamo permetterlo.
C'è ancora tanto da lottare, ma la partecipazione di massa alle iniziative di queste ultime settimane fa sperare che esistano le condizioni per aprire una pagina nuova nella storia del movimento proletario in Italia.
V.D.